Un film sul martirio di un giovane contadino
SCHEDA DEL FILM
- TITOLO ORIGINALE: A Hidden Life
- REGIA: Terrence Malick
- INTERPRETI: August Diehl, Valerie Pachner, Michael Nyqvist, Jürgen Prochnow, Matthias Schoenaerts, Bruno Ganz, Tobias Moretti, Ulrich Matthes, Karl Markovics
- SCENEGGIATURA: Terrence Malick
- FOTOGRAFIA: Jörg Widmer
- MONTAGGIO: Rehman Nizar Ali, Joe Gleason, Sebastian Jones
- MUSICHE: James Newton Howard
- COSTUMI: Lisy Christl
- ANNO: 2019
Il film di Malick narra la storia vera del contadino austriaco Franz Jägerstätter.
Siamo in Austria, nel 1938, alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Franz vive con la moglie e le tre figlie in un piccolo villaggio in montagna. La vita scorre tranquilla con i lavori nei campi dettati dai tempi della Natura e l’amore infinito per la famiglia. Ma arriva la chiamata alle armi. Comincia l’addestramento dove Franz ha modo di dichiarare la contrarietà alla guerra e si rifiuta di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, pur sapendo che avrebbe rischiato l’accusa di tradimento che prevedeva la pena di morte.
Il film narra la determinazione di questo contadino, l’appoggio della moglie, l’ostilità della comunità e della stessa Chiesa verso la sua convinzione e scelta. Franz rifiuterà compromessi, aiuti, scappatoie burocratiche. Con la moglie condivide una profonda fede, fatta dalla quotidiana lettura della Bibbia. Ed è proprio leggendo il Sacro Testo che si convince che l’essere cristiano sia incompatibile coi principi del nazionalsocialismo di Hitler. Sarà incarcerato e processato e nell'agosto del 1943 giustiziato. Il film è duro. È di fatto la storia di un martirio. Il regista ci mostra paesaggi incantevoli, con una tecnica fotografica che fa di ogni sequenza all’aperto una vero e proprio quadro. Ci mostra quanto siamo piccoli di fronte alla Natura, ma anche di fronte agli eventi storici. Franz avrà tutti contro. Sua mamma, i compaesani, i sacerdoti ed il vescovo cercheranno di fargli cambiare idea. Solo la moglie gli rimarrà vicino. Rifiuterà il ruolo di sindaco, sarà il solo a votare contro l’annessione alla Germania, non risponderà mai al saluto nazista del braccio teso. La scelta di Franz è sempre più dolorosa e lacerante perché sa che avrà conseguenze per la sua famiglia. Il suo sacrificio sarà considerato egoista, perché per tutti è umano accettare compromessi per salvare la vita, ma, soprattutto, se devi sacrificarti, lo dovresti fare per il bene della tua famiglia.
Franz sa e comprende tutto questo, ma la coerenza ad una convinzione lo porta alla determinazione e sicurezza di fare la cosa giusta. Si fa guidare dalla sua coscienza, che gli dice che non si può fare ciò che si ritiene sbagliato ed ingiusto.
Solo in carcere, dove subirà violenze e angherie da un potere che non riesce a comprendere i suoi motivi, scoprirà di non essere solo e conoscerà altri che rifiutano la guerra, la violenza e il fanatismo nazista. Il film si conclude sulle immagini della moglie che, aiutata dalla sola sorella, lavora duramente i campi, mentre i compaesani ignorano lei e le figlie, che giocano sole. Nel 1997 la condanna a morte contro Jägerstätter viene annullata. È la sua assoluzione: viene riconosciuta una giustificazione morale e giuridica del suo atto. Chi come lui si oppone a un crimine non può essere un criminale. Franz vedeva lontano, forse inconsapevolmente ha gettato un seme. Le parole finali di George Eliot sono il sunto del film: “La crescita del bene nel mondo dipende in parte da gesti che non fanno la storia; e il fatto che le cose per me e per te non vadano male come avrebbero potuto, lo dobbiamo almeno per metà a coloro che hanno vissuto con fedeltà una vita nascosta, a chi riposa in tombe che nessuno visita”.
Il film è stato girato anche in Friuli, a Sappada.