Un film di fantascienza che affronta temi attualissimi
SCHEDA DEL FILM
- TITOLO ORIGINALE: Moon
- REGIA: Duncan Jones
- INTERPRETI: Sam Rockwell, Robin Chalk (Sam Bell clone), Dominique McElligott, Kaya Scodelario, Matt Berry, Benedict Wong
- SCENEGGIATURA: Nathan Parker
- FOTOGRAFIA: Gary Shaw
- MONTAGGIO: Nicolas Gaster
- MUSICHE: Clint Mansell
- EFFETTI SPECIALI: Steven Stanley-Clamp, Bill Pearson
- ANNO: 2009
È l’opera prima di un regista, Duncan Jones, autore di diversi spot pubblicitari.
Il protagonista è Sam Bell, interpretato da Sam Rockwell, e quando inizia il film mancano due settimane alla conclusione dei tre anni di contratto che lo vede come solitario residente della base mineraria lunare Sarang della Lunar Industries.
Il suo compito è supervisionare i macchinari che estraggono elio - 3, lo immagazzinano e inviano sulla Terra dove è una primaria fonte energetica. La vita sulla base scorre tranquilla, regolata dai computer, e l’unica compagnia è l’intelligenza artificiale Gerty, che è poi quella che gestisce tutte le attività della base. Sam è stanco, si annoia, passa giornate a parlare con il computer e con se stesso. Vuole ritornare a casa. Ha una famiglia che vuole riabbracciare. Non ha contatti con la Terra perché c’è un problema alle antenne che la Lunar Industries non vuole risolvere in quanto non ritiene sia una priorità.
A pochi giorni dalla scadenza, Sam comincia ad avere strane allucinazioni e mal di testa. Per tranquillizzarlo gli viene mostrato un video della moglie e della figlioletta. Durante un sopralluogo commette un errore, riesce a salvarsi e si risveglia in infermeria. L’intelligenza artificiale gli fa alcune domande e qui comincia a capire che c’è qualcosa che non va. Con uno stratagemma inganna il computer, torna sul posto dell’incidente e scopre… un altro se stesso ferito nel modulo lunare!
Il film vira sul giallo e sull’angoscia del protagonista che non comprende cosa stia accadendo. Il mistero si fa ancora più inquietante quando l’altro Sam lo aiuta e insieme scoprono un magazzino pieno di cloni di Sam! Si scoprirà, in un crescendo di suspence, che Sam non è Sam. Il vero Sam è a casa sulla Terra. Che la figlia non è piccola, ma è oramai un’adolescente. Duncan Jones ama la fantascienza, la conosce bene. Sono molti, infatti, i riferimenti ad altri capolavori del genere. È un film realizzato con basso budget e anziché utilizzare l’animazione digitale o spettacolari effetti, si è affidato a modellini. È a volte claustrofobico, lento, ma realizzato benissimo. La lentezza e i tempi dilatati sembrano scelti per dare allo spettare modo di riflettere, di entrare in empatia con la noia e la stanchezza del protagonista. Attraverso la fantascienza si parla di umanità. I mostri, i nemici alieni, qui non si vedono, sono nella mente, sono quei dirigenti che hanno pianificato tutto. Una critica alla voracità della finanza e allo sfruttamento sugli uomini dell’industria: lavoratori trattati e considerati come robot e sfruttati perché l’obiettivo principe è il profitto. Lo spettatore segue Sam, i tanti Sam, e con lui solidarizza. Non si può non stare dalla parte di Sam.
Il film si regge anche sulla straordinaria recitazione di Sam Rockwell (il pazzo assassino de “Il miglio verde”) ed è una denuncia sociale fortissima che emerge soprattutto nel finale. Contro le multinazionali che danno valore più ad un algoritmo che alle persone, alle loro emozioni, e aspettative, ai loro sogni. Non è un caso che il film sia di produzione indipendente.
Pur di piccolo budget le immagini e fotografia sono splendide e i paesaggi lunari splendidi. La tematica della solitudine è centrale nel film, come quella etica della clonazione. Due curiosità: il regista è figlio di David Bowie e il film è prodotto dalla moglie di Sting.
La prima in Italia fu al Festival della fantascienza di Trieste.