Esordio cinematografico per la Emera che interpreta la figlia normodotata in una famiglia dove tutti sono sordomuti
SCHEDA DEL FILM
- TITOLO ORIGINALE: La Famille Bélier
- REGIA: Éric Lartigau
- INTERPRETI: Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino, Louane Emera, Roxane Duran, Ilean Bergala, Luca Gelberg
- SCENEGGIATURA e SOGGETTO: Victoria Bedos e Stanislas Carré De Malberg
- FOTOGRAFIA: Romain Winding
- MONTAGGIO:Jennifer Augé
- MUSICHE:Evgueni Galperine, Sacha Galperine
- SCENOGRAFIA: Olivier Radot
- ANNO: 2014
La famiglia Bélier vive nella provincia francese ed è composta da madre, padre e due figli adolescenti. Tutti, tranne la primogenita Paula, sono sordi. Paula ha quindi il compito di interprete della sua famiglia, ruolo fondamentale per la loro attività. La famiglia gestisce una fattoria (allevano mucche da latte) e vende i suoi prodotti al mercato. Lo è anche nei rapporti di tutti i giorni, anche quelli un po’ imbarazzanti con il medico.
Una famiglia unita, che vive l’handicap con serenità e che non condiziona più di tanto la loro vita.
Un padre gran lavorare, un po’ scorbutico e combattivo tanto che si candiderà a sindaco per opporsi al sindaco in carica che gli sta antipatico. Una madre allegra ed esuberante ma anche dura e autoritaria e il fratello molto legato alla sorella. Paula è amatissima dalla sua famiglia e sente il dovere di aiutare.
La vita scorre tranquilla finché Paula, spronata dal professore di musica, non decide di cominciare a studiare musica. Scelta che comporta il trasferirsi lontano dalla famiglia.
I genitori non accoglieranno bene la cosa e l’allegria lascerà spazio all’incomprensione e ad una certa ostilità.
La 16enne Paula si troverà sola di fronte ad una scelta non facile anche perché qualunque decisione prenda deluderà qualcuno. Se accetta di trasferirsi deluderà i suoi famigliari (tranne il fratello che la sosterrà sempre), se non lo farà a deludere sarà il professore di musica che crede nelle sue capacità canore, nel suo talento e dono. Nel frattempo scoppiano i primi amori e per Paula tutto si complica.
Il film punta tutto sull’ironia e tratta l’handicap con una certa leggerezza.
Nella vita reale non sempre è così, lo sappiamo, è molto più dura e complicata e gli ostacoli spesso insormontabili, ma pur nella sua leggerezza, il film emoziona, fa sorridere e riflettere. Sottolinea quel paradosso che chi non ha niente da dire parla molto e spesso a vanvera e chi avrebbe molte cose da raccontare essere senza la parola.
Un film sulla diversità. Ê “diversa” la famiglia Bélier nella società, è “diversa” Paula all’interno della propria famiglia. Alla fine una decisione la prende, la comunicherà cantando.
La famiglia capirà.
Da quel momento - anche se non d’accordo - accetteranno la scelta che è anche una sfida: quella della figlia nel mondo del canto e lontano dalla famiglia, ma pure quella dei Belier nell’affrontare la vita senza la loro amata “interprete”.
Segnalo la scena - per me geniale - del saggio scolastico dove Paula e un suo compagno fanno un duetto. La cinepresa ad un certo punto si gira verso il pubblico e inquadra i genitori e il fratello.
Man mano che l’inquadratura si avvicina ai loro volti l’audio pian piano scompare fino ad un silenzio totale. In quel momento siamo partecipi del loro handicap, siamo anche noi sordi e ci rendiamo conto di quello che provano.
Non sentono nulla, non possono comprendere di quanto sia bella la voce di Paula. Se ne rendono conto solo guardando le reazioni degli altri.
Guardando il film mi è tornata alla mente la poesia di “I Vostri Figli” di Khalil Gibran che per motivi di spazio non posso riportare ma che vi invito a leggere.