Dall'idea di un medico tedesco per migliorare la vita dei pazienti a un evento mondiale capace di coinvolgere e appassionare tutti
Foto del Comitato Italiano Paralimpico
La nascita dell’idea dei giochi paralimpici viene da molto lontano, in particolare dal lavoro di due medici interessati a migliorare le condizioni di vita di persone con disabilità.
Tutto comincia nel 1948 con il lavoro di Ludwig Guttman, un neurochirurgo tedesco che introdusse lo sport come parte della riabilitazione dei pazienti nell’Unità spinale di Stoke Mandeville. Guttman rivoluzionò i trattamenti medici per le persone con lesioni spinali, non si limitava alla cura del corpo, ma anche a infondere fiducia e far ritrovare la forza mentale. D’altronde la disabilità, specialmente quella che interessa la colonna vertebrale, può portare a stati di depressione. Per questo Guttmann pensò che fosse necessario agire anche sullo spirito e sulla psiche: il paziente grazie allo sport si rende conto di potersi divertire, fare amicizia con altre persone e riconnettersi al mondo.
Nel cortile dell’ospedale di Stoke Mandeville, nel 1948, il dottore organizzò la prima competizione sportiva delle Paralimpiadi, evento che cadde in concomitanza con le Olimpiadi di Londra. Nei primi giochi del 1948 vi furono solo 16 partecipanti. L’evento fu un successo, al punto che nel 1952 le Paralimpiadi non furono relegate all’Inghilterra, ma divennero una competizione internazionale grazie alla partecipazione di alcuni veterani di guerra olandesi. Gli sport paralimpici si sono in seguito ampliati grazie alla collaborazione tra Guttman e un medico italiano, Antonio Maglio, dottore in medicina e chirurgia che, al pari del collega tedesco, affermò e promosse il concetto di sport terapia come forma riabilitativa dei pazienti neurolesi. Nel maggio del 1957, Maglio fu nominato primario del Centro paraplegici di Ostia “Villa Marina”, luogo che in Italia divenne un punto di riferimento analogo all’ospedale di Stoke Mandeville. Maglio decise di allargare l’evento delle olimpiadi paralimpiche, portandolo fuori dai confini inglesi e organizzandolo a Roma nel 1960. Quest’edizione fu molto significativa perché i Giochi si svolsero per la prima volta lontano da Stoke Mandeville e nella stessa città dove si erano appena svolti i Giochi Olimpici. Vi parteciparono ben 400 atleti da 23 paesi diversi che furono ospitati nelle stesse strutture dedicate agli atleti normodotati. Grazie all’attività di Maglio in campo sportivo, nel 1974 si arrivò alla costituzione dell’Associazione nazionale per lo sport dei paraplegici italiani (ANSPI), primo ente ufficiale che disciplinava e sviluppava lo sport per persone con una disabilità. Da qui lo sport paralimpico assunse una grande importanza, sebbene solo nel 1988 fu riconosciuto come una vera disciplina e non come un semplice passatempo creato per la riabilitazione dei pazienti.
A Seoul gli atleti disabili mostrarono al mondo che le loro discipline richiedevano un grande sforzo mentale e fisico, ancora maggiore rispetto a quello degli atleti normodotati. La tecnica, l’allenamento e la concentrazione degli sportivi paralimpici catturarono il mondo intero, con una forza dirompente che ancora oggi viene ricordata da chi ha assistito agli eventi sportivi di Seoul.
Il successo dei Giochi Paralimpici prosegue fino al 2005, quando viene scelta Londra, come sede per le olimpiadi del 2012, che riesce a far compiere un ulteriore passo avanti al movimento paralimpico: per la prima volta, infatti, il comitato organizzatore dei Giochi Olimpici è lo stesso dei Giochi Paralimpici. Arriviamo quindi alle Paralimpiadi moderne che grazie anche al supporto della televisione e dei social hanno avuto un grande riscontro. Gli atleti paralimpici sono diventati dei testimonial di positività e di energia che non solo danno fiducia alle persone con disabilità, ma anche ai normodotati che magari si trovano in situazioni di difficoltà e pensano di non potercela fare a superarle. Le Paralimpiadi quindi non sono solo un evento sportivo di altissimo livello, ma anche un esempio per la società.
Tra gli atleti paralimpici più famosi nominiamo il nostro pilota Alex Zanardi che con grande passione e determinazione ha continuato la sua attività, diventando uno dei simboli delle paralimpiadi.
Ben più giovane, ma allo stesso energica, è Beatrice Vio, schermitrice che ha vinto diverse medaglie sia nei tornei sia negli eventi paralimpici.
“Invece di pensare a ciò che non puoi fare per colpa di ciò che non hai, pensa cosa puoi fare grazie a quello che hai.”
“La vita è come il caffè: puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi far diventare dolce devi girare il cucchiaino. A stare fermi non succede niente.”
Alex Zanardi
“Dovete sapere che esiste una teoria, che non è nostra ma che abbiamo fatto nostra, in base alla quale le persone con disabilità si dividono fra rancorosi e solari. I primi sono quelli arrabbiati col mondo per quello che gli è successo, i secondi sono quelli che hanno deciso di viverla come una nuova opportunità.”
C’è differenza fra dire "disabile" e "persona con disabilità"? Sì, c’è una grossa differenza, perché nel primo caso si identifica la persona con la sua disabilità, nel secondo si mette l’attenzione sulla persona a prescindere dalla sua disabilità.
Beatrice “Bebe” Vio