Un viaggio tra i sentimenti e la voglia di reagire alle avversità della vita
SCHEDA DEL FILM
- TITOLO ORIGINALE: Girafada
- REGIA: Rani Massalha
- INTERPRETI: Saleh Bakri, Ahmed Bayatra, Laure de Clermont-Tonnerre, Roschdy Zem, Mohammad Bakri, Loutof Nuweiser
- SCENEGGIATURA: Xavier Nemo
- FOTOGRAFIA: Manuel Teran
- MONTAGGIO:Carlotta Cristiani
- MUSICHE:Benjamin Grospiron
- SCENOGRAFIA: Yoel Herzberg
- ANNO: 2013
Prendendo spunto da avvenimenti realmente accaduti nel 2002, il film narra la storia di Yacine e suo figlio Ziad che vivono nei territori occupati della Palestina. Yacine è un veterinario in uno zoo dove, tra i tanti animali, sono rinchiuse la vera e unica passione di suo figlio: Rita e Brownie, una coppia di giraffe. Le va a trovare, le accudisce. Una sera, durante un raid aereo, una delle giraffe, Brownie, si spaventa, cade, batte la testa e muore. Da quel momento la compagna Rita rifiuta il cibo. Yacine visitandola scopre che è anche incinta, ma non sa cosa fare, come intervenire e deve anche contrastare la rabbia del figlio al quale aveva promesso che avrebbe salvato Brownie. Lo zoo non può permettersi di acquistarne un’altra ed anche il piccolo Ziad comincia a digiunare. E lo farà finché anche la giraffa Rita non riprenderà a mangiare. Nel frattempo nella vita di Yacine e Ziad arriva Laura, una fotoreporter che si appassiona della storia e decide di raccontarla. Spronato dal figlio, a Yacine viene l’idea di rivolgersi a Yohav Alon (un suo compagno di studi), un veterinario dello zoo di Haifa che ospita diverse giraffe, rapire un maschio e portarlo in Palestina.
Qui comincia l’avventura on the road per portare Romeo (così si chiama la giraffa “rapita”) a Rita.
A ben vedere è un film sui muri e gabbie. Quelli che delimitano lo zoo, dove vivono rinchiuse le giraffe, e quelli che fanno da confine ai territori occupati. I confini e limitazioni di Ziad sono gli stessi che intrappolano le giraffe. Rita è disperata per la perdita del compagno, come lo è Yacine per la perdita della moglie.
Le paure e sofferenze delle giraffe sono le stesse degli umani che non comprendono il perché della guerra. Le giraffe (gli animali) non possono parlare così come i bambini che, voce ne hanno, ma non sono ascoltati.
È una fiaba e come in tutte le favole la divisione tra buoni e cattivi è netta e gli animali sono metafore di una situazione.
La giraffa è un animale buono e gentile, ma allo stesso tempo forte e coraggioso, ha un collo lungo che può guardare oltre i muri. Così Ziad, nonostante le avversità, è determinato e anche lui va spesso nel punto più alto della città e, dondolando su un’altalena, riesce a vedere ciò che c’è oltre quei muri che lo circondano.
Ziad rappresenta la genuina voglia di giustizia dei bambini, non comprende le ostilità, la burocrazia e le complesse dinamiche di rapporti tra gli adulti e in questo caso quelle complesse tra palestinesi e israeliani. Lui prega e parla con Dio, il padre ha smesso di andare nella Moschea.
Il padre è un po’ arrendevole al caso, alla casualità (“La vita è un incidente della natura, un minuto prima sei solo una possibilità e quello dopo tu esisti. Come un albero che cresce sul lato della strada perché il vento soffiava in quella direzione”), mentre il figlio gli insegnerà che la volontà, la determinazione e coraggio possono fare miracoli.
Mi piace pensare che il veterinario israeliano che aiuta quello palestinese sia l’incontro di due popoli; che Rita e il nuovo compagno rappresentino un famiglia che rinasce, proprio come Yacine con la fotoreporter Laura. Ma Ziad, 10 anni, capirà anche - nel finale del film - che tutto questo ha un prezzo.