“Le ninfee” sono un ciclo di dipinti realizzati da Monet negli ultimi 30 anni di vita: 250 opere e otto pannelli composti con dimensioni differenti, da modeste, fino a diversi metri, di forma rettangolare, quadrata e tonda, coprono 200 metri quadrati.
Furono realizzate da Monet nel giardino di Giverny in Normandia, dove il pittore aveva allestito uno spazio ricolmo di varietà botaniche, capace di accendersi di colori a ogni stagione e con uno specchio d’acqua.
Qui egli cambiò la sua pittura passando dal paesaggio a campo largo alla visione ravvicinata di porzioni di natura che lo portano sulla via dell'informale, dipingendo le ninfee e volendo ritrarle in diversi momenti di luce, diversi attimi della giornata, cercando la rappresentazione dell’istante. Le nuove varietà botaniche di ninfee erano state introdotte da un grande possidente appassionato di giardini che le aveva presentate all'esposizione Universale del 1889. Proprio in quegli anni ci si apriva all'invenzione degli incroci di specie botaniche esotiche colorate, con quella europea nivea. Queste piacquero e l’artista non solo ne ordinò molte, ma acquistò anche un ponte di stile giapponese al quale si ispirò per le inquadrature dal basso. Il tutto per decorare e dare un senso allo specchio d’acqua della casa in Normandia.
Nelle rappresentazioni delle ninfee giocano un ruolo decisivo il riflesso dell'acqua, il riflesso del cielo nell’acqua e il riverbero dei riflessi. Questo fa sì che ci siano tanti colori: sfumature azzurrine, rosa, gialle. I fiori sono impregnati di queste svariate tonalità. Salici ed altri alberi con i loro riflessi completano la complessità di queste rappresentazioni. Con il passare del tempo, anche a causa delle cataratte che limitano la vista di Monet, le ninfee si fanno sempre più espanse e emanano una luce propria. In occasione della fine della prima Guerra Mondiale, nel 1918, Monet donò le sue “Ninfee” come simbolo di pace al presidente Georges Clemenceau e oggi sono conservate nel Museo dell'Orangerie di Parigi.
All’epoca, la serie suscitò l’entusiasmo del pubblico, attratto delle avanguardie artistiche del primo Novecento.
Nel 1952 il pittore francese André Masson pubblicò un articolo in cui paragonava le sale dell’Orangerie alla ''Cappella Sistina dell’impressionismo”, dando il giusto valore all’opera di Monet, mentre il letterato Marcel Proust scriveva anni prima: “Fiori di terra e anche fiori di acqua, queste tenere ninfee che il Maestro ha dipinto in tele sublimi [...] sono come un primo, delizioso abbozzo di vita”.