Il Ginettaccio d’Italia
Questa volta ho scelto di scrivere qualcosa su Bartali perché l’ho sempre considerato un campione burbero, schivo, riservato e austero.
Toscanaccio doc, Gino Bartali fu un campione sui pedali e fu un campione nella vita, un eroe che sapeva accettare la sconfitta e sapeva trarne forza.
Durante la seconda Guerra Mondiale continua ad allenarsi e a disputare le poche gare organizzate approfittando di ciò per trasportare nella canna della bicicletta documenti falsi e fotografie per le famiglie perseguitate dai fascisti.
Dopo la sua morte, nel 2006, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli assegnò la medaglia d’oro al valor civile per il ruolo avuto nel salvare la vita a decine di ebrei italiani.
Nel 2013, per lo stesso motivo, fu dichiarato «Giusto tra le Nazioni», l’onorificenza conferita da Israele ai non ebrei che si sono distinti nel salvare gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Bartali anche non volendo influenzò profondamente la storia d’Italia.
Nel 1948, a quasi 34 anni, Bartali si trovò ad essere il capitano della squadra italiana invitata al Tour de France. Non partiva favorito, ma con due grandi vittorie nelle tappe più difficili, riuscì a vincere il suo secondo Tour de France.
Molti ritengono che la sua vittoria contribuì a calmare le acque in Italia dopo giorni di scontri e proteste per l’attentato al segretario del Partito Comunista italiano Palmiro Togliatti.
Quando si parla di Bartali non si può non parlare anche di Fausto Coppi, due rivali, ma anche due atleti solidali fra loro, come dimostra la famosa fotografia, del passaggio della borraccia al Tour de France del 1952: un'immagine che è diventata per tutti il simbolo della solidarietà tra avversari. Coppi è sulla destra, Bartali sulla sinistra, Coppi ha il braccio destro teso all'indietro, verso Bartali, è impossibile capire chi porse la sua borraccia d'acqua al rivale in difficoltà. E pensare che Coppi aveva minacciato di non partire per il Tour se in squadra ci fosse stato anche Bartali.
Poi si era trovato un compromesso: chi dei due sarebbe andato più forte, avrebbe potuto contare sulla collaborazione dell' altro. Forse sta proprio in questo compromesso la ragione del gesto, divenuto simbolo universale di un’onesta rivalità tra due uomini prima che tra due atleti.
C’è una frase di Bartali stesso che ci fa capire che tipo di uomo fosse: “Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca”.
La vita
Nato a Ponte a Ema (Firenze) il 18 luglio 1914, morto a Firenze il 5 maggio 2000 a 85 anni. Palmares: tra il 1931 e il 1954 corre 988 gare, ne vince 184, 45 per distacco, ritirandosi 28 volte. Vince 2 Tour de France (1938, 1948), vince 12 tappe indossando per 20 volte la maglia gialla. Vince 3 Giri d'Italia (1936, 1937, 1946), vince 17 tappe indossando per 50 volte la maglia rosa.
Per saperne di più su Gino Bartali andate su Wikipedia o recuperate lo sceneggiato RAI “Gino Bartali: l’Intramontabile” con Pierfrancesco Favino disponibile anche su Rai Play.