Strani, affettuosi, buffi e ribelli, gli animali domestici riempiono la nostra vita di storie e legami spesso importanti come dimostrano le testimonianze di alcuni amici di WheelDM
Sandy in braccio a Daniela (foto di Matteo Lavazza Seranto)
Cani, gatti, canarini, ma anche caprette, mucche e pavoni. La nostra vita è spesso scandita dal rapporto con gli animali domestici con cui conviviamo. Ci chiedono di essere accuditi e sfamati, ci regalano in cambio affetto e un legame che spesso mette radici profonde dentro di noi. Sono buffi, strani, ribelli, affettuosi e lunatici.
Alcuni diventano parte integrante delle nostre famiglie, altri conducono la loro esistenza in parallelo alla nostra, vicini, ma in un mondo a parte. Tutti, però, con le loro storie contribuiscono a lasciare nella nostra memoria un patrimonio di ricordi “bestiali”, come quelli che alcuni amici di WheelDM hanno deciso di condividere su queste pagine.
Gaia, la cagnetta di Silvia, da piccola amava infilarsi ovunque
Il cane Pepe
Pepe alla guida dell’Ape Car
Il mio cane si chiama Pepe e sono circa cinque anni che vive con noi in famiglia.
É un cane meticcio, di taglia medio-piccola ed è ricoperto da un manto di pelo di colore fulvo carbonato. Di carattere è tranquillo e socievole, abbaia soltanto quando qualcuno si avvicina al cancello di casa, ma è anche parecchio furbo.
Il suo complice è mio padre che lo vizia, dandogli da mangiare di nascosto sotto il tavolo cibo di ogni genere, senza farsi scoprire da mia madre, facendolo salire sul divano e portandolo in giro con l'ape cross.
Ha anche alcuni “difetti di fabbrica”: fugge spesso in paese per andare a cercare morose, è molto pigro e dormiglione e ha una vera e propria ossessione per ogni tipo di sasso che vede, scava buchi ovunque per toglierli da sotto terra.
La sua paura più grande è mia madre che lo sgrida ed è l'unica che si fa rispettare.
Con me invece il rapporto è tranquillo, mi fa tanta compagnia, dorme sotto la mia carrozzina o sotto il mio letto e con la bella stagione andiamo insieme a fare qualche passeggiata.
Insomma nell'insieme il mio amico a quattro zampe è molto simpatico e di compagnia.
Moreno Burelli
Gli animali della mia vita
I pavoni di Alain
Fin da bambino sono sempre stato appassionato di animali e passavo ore e ore a giocare in salotto con gli animaletti di plastica, leggendo libretti di storie che mi portavano con la fantasia in mezzo alla giungla o alla savana.
Da piccolo sono andato molte volte a visitare degli zoo o delle fattorie, e ancora oggi, quando è possibile, vado volentieri in luoghi dove si possono ammirare gli animali dal vivo. Una delle più belle esperienze è stata quella del safari a Verona: fantastico!
Mio nonno e i suoi fratelli avevano un’azienda agricola con una stalla dove allevavano una cinquantina di mucche da latte, quindi io sono cresciuto in un contesto famigliare dove gli animali erano parte della mia vita.
Mi ricordo che una volta era nato un vitellino prematuro, una situazione travagliata che mi preoccupava molto, forse perché vedevo l’animale fragile e indifeso. Vedendomi triste, mio zio mi propose di scegliere il nome e decisi di chiamare quel vitellino Filippo! Scelsi quel nome in onore del mio amichetto della scuola materna che avevo in simpatia in quel periodo. Mi ricordo ancora di quel vitellino, di quanto era uno scricciolo di pochi chili che faceva fatica a stare in piedi e non riusciva a mangiare.
Dopo una decina di giorni, purtroppo, la bestiola non riuscì a sopravvivere a causa delle varie conseguenze della denutrizione e ne fui molto rattristato.
Moreno con Pepe
Qualche anno dopo l’episodio del vitellino, quando io e mio fratello frequentavamo le elementari, i nostri genitori ci regalarono un cagnolino di pochi mesi. Era un meticcio bianco con delle macchie nere, bellissimo e affettuosissimo. Io e mio fratello Alex ci affezionammo all’istante a quel cucciolo e decidemmo di chiamarlo proprio così: Cucciolo.
Quante avventure abbiamo vissuto e condiviso con Cucciolo!
Il ricordo più bello, che è ancora vivido nella mia mente, è dell’affetto e della fedeltà con le quali ogni mattina mi accompagnava a prendere lo scuolabus. Seguiva ogni movimento che facevo con la carrozzina, passando tra le gambe di mia madre e standomi accanto quasi a dirmi “Buona giornata Alain, ci vediamo dopo”.
Un altro bel aneddoto che ricordo è di quando Cucciolo rimaneva per ore dentro il pollaio a caccia di ratti, ma senza assolutamente fare niente alle galline. Spesso alla fine prendeva i topi invasori e diventava il mio eroe (e forse anche l’eroe delle galline). Era una cane veramente ubbidiente, rimaneva sempre nel territorio del nostro giardino e non disubbidiva quasi mai, era un cane fantastico per tutta la famiglia! Cucciolo aveva circa dieci anni quando, in un giorno come altri, non lo abbiamo più trovato a casa. Tutti i vicini della via ci aiutarono a cercarlo senza successo. La nostra preoccupazione si trasformò in tristezza quando, dopo diversi giorni di ricerche, trovammo il suo corpo su una strada.
Da quel giorno non poté più accompagnarmi a prendere l’autobus o cacciare i ratti dal pollaio, ma nelle nostre menti e nei nostri cuori ancora oggi il suo ricordo è dolce e affettuoso.
Dopo la perdita di Cucciolo, aspettammo alcuni anni prima di allevare un altro cane. Dopo questo tempo di attesa finalmente adottammo un altro meticcio, anche lui bianco con le macchie marrone chiaro.
Lo sguardo di Mimi, il gatto di Moreno
Willi, l’ultimo arrivato da Luca
Decidemmo di chiamarlo Tequila, in ricordo della serie tv “Tequila e Bonetti”. Tequila era bello e caro, però fin da piccolo si era dimostrato tremendo, vivace e meno ubbidiente di Cucciolo. Crescendo purtroppo i difetti aumentarono e dopo diverse fughe di qualche giorno pensammo di costruire un grande recinto con un riparo. Dover rinchiudere Tequila non ci fece piacere ma eravamo consapevoli che era l’unica soluzione.
L’affetto per Tequila sicuramente non era paragonabile a quello per Cucciolo, però ci affezionammo comunque anche a quel bricconcello indomabile. Nello stesso periodo in cui arrivò Tequila ci regalarono anche tre gatti: tutti molto carini, due maculati e uno nero. Questi tre cuccioli erano affettuosi, simpatici e giocherelloni con tutti, amavano farsi accarezzare e se lo lasciavano fare anche dagli estranei. Erano dei gatti così “pacifici” che addirittura qualche volta dormivano insieme al cane!
Durante i vari anni abbiamo avuto anche altre diverse specie animali come per esempio canarini, fagiani, anatre, tacchini e pavoni. Mio nonno dovette ingrandire il recinto del pollaio visto il grande affollamento faunistico!
Il pollaio e tutti i suoi ospiti sono potuti esistere grazie al grande lavoro dei miei nonni, diversamente non sarebbe stato possibile allevare e godere della compagnia di tutti quegli animali.
Li ringrazio ancora per quello che hanno fatto, per un bambino è bellissimo crescere circondato dagli animali!
Alain Sacilotto
Da Quickie a Willi
Quickie
Ho sempre amato gli animali, soprattutto i cani. Nella casa dove vivevo una volta avevo galline, conigli, due gatti, una capretta, cani, poi, quando ho cambiato casa, ho potuto tenere solamente un cane, non avendo molto giardino.
Il mio primo cane si chiamava Quickie, era un meticcio nero, incrociato con uno schnauzer di media taglia, arrivato da un privato che lo regalava. Quando era piccolo abbiamo provato a tenerlo in casa e a insegnarli a fare i bisogni fuori, ma non voleva saperne, per questo motivo l’abbiamo fatto vivere in giardino in una casetta di legno tutta per lui. Gli dava da mangiare mia mamma e mangiava di tutto, è vissuto 17 anni.
Ogni mattina prima di andare a scuola andavo a salutarlo e fargli un po’ di coccole. Mi ricordo che una volta sono andato a operarmi a Bologna e non mi ha visto per due settimane: per i primi sei giorni non ha voluto mangiare perché soffriva di nostalgia. Quando sono tornato a casa, dalla felicità è saltato sull’ambulanza, cercando di salire sul lettino dove mi trovavo.
Poi ad un certo punto è arrivata Carotina, una capretta nera con una macchia bianca sulla fronte, regalatami da una zia di mio papà. Era docile come un cagnolino, quando mia mamma gli portava da mangiare e sentiva la sua voce, belava.
Viveva nella stalla, ma poi cambiando casa l’abbiamo dovuta regalare, perché non avevamo più spazio per tenerla con noi. Era divertente quando era in cortile: Quickie “ci provava” e lei rispondeva con sonore scornate. In seguito ho avuto una gatta, Nella, abbandonata da sua mamma. L’abbiamo avvicinata grazie a Quickie che non amava molto i gatti, ma per lei ha fatto un’eccezione.
Lilli, riempiva Luca di coccole
Crescendo è rimasta molto legata a Quickie e lui le voleva molto bene, tanto da lasciarla mangiare dalla sua ciotola.
Poi è arrivata la Lilli, una bastardina marrone di piccola taglia, arrivata anche lei da una famiglia che la regalava. Era la più piccola della cucciolata, tanto che quando è arrivata a casa stava dentro una scatola di scarpe. Il giorno che è arrivata, è stato bellissimo, me l’hanno messa vicino e mi ha subito leccato le mani. Non potendola accarezzare, è sempre stata lei a coccolare me, mi leccava sempre le mani e a volte anche le orecchie. Viveva in casa nella sua cuccia in soggiorno e, quando doveva fare i bisogni, si metteva davanti alla porta e piangeva per uscire.
Era legatissima a me, tanto che, quando andavo da qualche parte, si metteva a piangere fino a che non tornavo a casa.
Anche lei come Quickie è vissuta 17 anni, nonostante negli anni abbia avuto tanti problemi di salute
Circa un mese fa è arrivato Willi, un bassotto a pelo duro, preso da un allevamento. Combina sempre dispetti, perché vorrebbe sempre cose da mordere, ma a parte questo è dolcissimo e dimostra tanto affetto a tutta la famiglia. È bellissimo vederlo correre e giocare in giardino. Come potete capire sono stati pochi i periodi della mia vita senza animali, danno amore e affetto incondizionato e aiutano molto a superare i momenti di solitudine.
Luca Rigonat
Mi piacerebbe avere un cane, ma...
Maki e Nami
Nuvola è arrivato dentro a una scatola per scarpe, un regalo di Gianni per la mia prima casa. Bianco, piccolissimo e soffice con gli occhi azzurri, sordo come una campana, è sparito tra i tetti quando ha raggiunto i quattro chili, scampando da un lavaggio forzato di un vicino di casa idiota.
La Nerina, esile come una pantera con gli occhi gialli e un ciuffo bianco sotto il mento, andava e veniva da una scaletta (fatta per lei). Sopravvissuta ai miei abbracci di ragazzina inquieta e ribelle, anche lei ha preso un’altra strada e non è più tornata.
Ramon Duartes, una tigre roana, come tutti quelli rossi, ribelle e solitario, preferiva i tetti alla casa in quel vecchio quartiere che ora è diventato di lusso, dove i bambini non giocano più nelle corti, le porte sono sempre chiuse, conigli e galline sono vietati.
Poi è arrivata la Certosina, pelo di seta, ha fatto da mamma alla nera tigrata lei, nascosta dentro il giubbotto, ha smesso di piantar unghie e miagolare disperata solo quando (in autobus) ho abbassato la lampo e con la testina fuori ha visto il mondo degli uomini. Occhi gialli, magrissima, mi ha riempito la casa con le sue cucciolate, fino a quando, esaurite tutte le conoscenze, siamo rimaste io e lei da sole in quella grande casa dove i rondoni tornavano ogni anno a fare il nido. Adesso è in montagna tra due bei rosai. La prima notte del trasloco la Titti ha dormito sulle mie pantofole più grandi di lei, lo faceva sempre sulle ginocchia di mio padre, due vecchi felici. Piccola era e piccola è rimasta, anche quando ha partorito due gattoni gran cacciatori di topi in campagna. Poi ho lasciato passare un po' di tempo (quel che serve), perché quando finisce una storia (di vent’anni), qualunque essa sia, è meglio così.
Le sorelle Ninna e Nanna, le gatte di Maurizia
E sono arrivate loro. “Compili il modulo e lo firmi, verrà una volontaria a vedere se la casa è adatta. Ha il giardino? Un terrazzo? È ancora presto, hanno bisogno di cure, le teniamo in osservazione, soprattutto una e comunque l’adozione è per tutte due, le faremo sapere”. Ninna e Nanna due sorelle calico.
Ho eliminato i miei amati tappeti (sigh!), gli alberi di Natale, mi sono rassegnata alla gamba del tavolo scorticata (a mo' di castoro), riprogrammo le ferie e tutto il resto, in cambio di molto di più.
Eccole, saltano sulla scrivania, si strusciano sullo schermo del pc, che ora sarà? Mi guardano con gli occhi a crocchette… guai a farle aspettare, potrebbero farmela pagare.
Maurizia Totis
Circondato dagli animali
Diego e mucche al pascolo
Con nonni contadini e papà contadino sono cresciuto a contatto e circondato dagli animali, con mucche, maiali, cani, gatti, uccellini, galline e conigli. Prima del terremoto del 1976 c'era una gatta senza nome, era semplicemente “tuia”, entrava nella stalla, sbucava dal fienile, andava in cantina. Non dava confidenza, stava sulle sue.
La cagnetta Riky, invece, che ci accompagnava ovunque, era molto giocherellona. Quando arrivava qualcuno, era lei ad avvisare.
Pul era un pastore belga, tutto nero, tranquillo e sereno. Gli bastava alzarsi e fare una sola abbaiata per chiarire chi era il padrone del cortile.
Completavano il quadro, galline e conigli, tre mucche (una aveva la caratteristica di avere sempre parti gemellari e ad ogni parto c’era la fila di gente che voleva vedere i vitellini gemelli) e una pecora che mi aveva regalato, quando era ancora agnellina, il pastore di un gregge che faceva transumanza e passava per il bosco di Osoppo.
Dopo il terremoto sono arrivati canarini e pappagallini, ma una volta venuti a mancare non ho più voluto animali in gabbia. Uno di questi uccellini adorava che lo bagnassi con un vaporizzatore. Chiamava, allargava le alette, spruzzavo un po’ di acqua e lui si lavava tutto felice. Poi ci sono state galline, quelle piccole (“chechùtis” in friulano”); un cane, Charlie, trovato con la sua mamma abbandonato dentro uno scatolone durante una tormenta di neve; una femmina di pastore tedesco, Ipa, che ha avuto tre cucciolate, ognuna di 10 cagnolini.
Potete solo immaginare cosa volesse dire avere dieci cagnolini scatenati in giro anche per casa. Tappeti, scarpe, ciabatte… se non trovavi più qualcosa, era sicuramente nella cuccia… fatta a pezzi!
Era però interessante vedere le dinamiche del branco. Il cagnolino che comandava, il ribelle, quello timido. C’era quello che mangiava prima e altri che aspettavano. I rimproveri della madre.
A casa mia non sono mai mancati neanche i gatti.
Tanti. C’è stato un periodo che ne avevamo 16.
Ipa e Furia, due presenze nella grande famiglia di Diego
Berlinguerito, Kessy, Matucja, Yellow, Saetta, Pallino... Ognuno con il suo carattere e le sue caratteristiche. In questo momento ne abbiamo cinque: Pippi, Bianco, Furia, Willa e Jefe, la piccola ma regina di casa. Dorme sul mio letto, accanto a me, ma ad una certa ora, puntuale, si sposta e va da mia sorella. Ci sono poi Maki e Nami, le gatte di mia sorella, mio cognato e mia nipote che stanno al piano di sopra. Ci sarebbero anche Ava e Biondo ma da un paio d’anni si sono trasferiti dalla vicina di casa. Anche se al mattino si presentano alla finestra perché vogliono un po’ di panna, così come li aveva abituati mia mamma. Quando apriva il frigo arrivavano a tutta velocità per la loro razione di buona e soffice panna. C’è stato anche Cirillo, il cagnolino dei vicini. Si presentava sulla porta, abbaiava e questo significava che voleva andare a fare una passeggiata. Decideva lui dove andare, noi dovevamo solo seguirlo. La novità più recente è che mio cognato ha costruito due casette di legno per gli uccellini selvatici dove mette da mangiare: vari mangimi per le varie specie. Ora è un continuo via vai di uccellini. Da qualche giorno ci sono anche due tortorelle, una ballerina e un frosone. Vederli è uno spettacolo rilassante.
Diego Badolo