C'è chi colleziona sciarpe e chi da piccolo ha fatto incetta di biglie.
Chi ha raccolto migliaia di fumetti e chi vive circondato dai gufi.
Chi segue da anni il basket europeo e chi ha scoperto tardi il calcio e non l'ha mollato più.
I redattori di WheelDM raccontano le passioni della loro vita
C'è chi le chiama hobby, chi passatempi, chi piccole manie.
Qualcuna è collegata a una fase della vita, alcune passano crescendo, altre non finiscono mai.
Nei casi più più classici prendono la forma degli album pieni di figurine, dei sacchetti ricolmi di biglie o di sassi, degli scaffali affollati di statuine e soprammobili, dei cassetti stipati di sciarpe, cappelli o magliette provenienti dai posti più disparati.
E poi ci sono quelle legate allo sport, ai libri, ai fumetti, ai film…
Sono le passioni, più o meno serie, che ci accompagnano lungo l'esistenza, dicendo qualcosa di noi, mettendoci in contatto con altre persone e lasciandoci sempre, comunque, un bagaglio di ricordi da cui è difficile separarsi.
Come raccontano nelle loro testimonianze alcuni redattori di WheelDM.
La mia coperta di Linus
Passioni, hobby e “manie” coincidono. Si inizia spesso per gioco, per caso e non si sa quando si finisce, salvo che, trattandosi di cose materiali, si autolimiteranno nei numerosi traslochi (sigh!) passeranno come le mode; oppure misteriosamente, come certi amori dureranno anche anni “mi ricordo che fin da bambino…”
Passioni solitarie o da condividere in gruppo, con altri “maniaci” che possono diventare anche amici.
Da bambina degli anni Cinquanta non ho avuto “cicciobelli” e la “tettuta” e costosa Barbie era agli albori. Ho giocato molto con le bambole che mio padre, vigile urbano, mi portava dai suoi viaggi.
Una raccolta che ho ancora. Piccole creazioni artigianali prive di plastiche, con i bei vestiti tradizionali oggi un po' sbiaditi, ma che conservano intatto il ricordo della valigia che si apriva e lo stupore di quei regali tanto attesi.
Quando poi anch’io ho iniziato a viaggiare le bamboline sono aumentate assieme ai piatti decorati d’appendere: dal suk di Marrakesh, Valencia, Steir, Pisa, Taormina, un piccolo piatto con fondo oro da Gubbio, Budapest, le antiche ceramiche di Deruta, Bassano del Grappa, l’antica ceramica Pezzetta di Buia e altre ancora abbelliranno le pareti della mia nuova casa.
I francobolli sono stati l’avventura di una notte ma… i libri per tutta la vita.
Confesso, che in tempi non sospetti, ho coltivato una passione sfrenata per i “claps”, sassi in friulano: li ho rubati a torrenti di montagna, a fiumi e spiagge; nascosti nello zaino o in valigia hanno viaggiato con ogni mezzo, compreso le tasche dei miei pantaloni.
Ho sollevato decine di sassi, camminando sotto il sole tra una sponda e l’altra del fiume Tagliamento, uno dei più bei fiumi d’Europa, e nel letto del Torre, dove l’acqua è un miraggio salvo che durante le piene. Mi sono immersa nelle pozze color smeraldo del freddo Natisone. Sassi bianchi, grigi, rossi e neri un tempo montagne e destinati a essere sabbia nel mare, ora sono qui a contornare le aiuole del mio giardino.
Tre piccoli sassi rosa tondi come biglie, o uova di creature misteriose, mi ricordano la magica spiaggia di Palmarola; altri, sputati da un vulcano, sembrano carbone usciti dalla calza della Befana.
Le sciarpe e foulard colorati di Maurizia Totis
Delitti passati in prescrizione e quasi non più commessi. E poi ci sono state le scatoline, molto più leggere, laccate, di metallo, di legno intarsiate. La più piccola me l’ha portata una cara amica dalla quinta strada di New York, la più vecchia, un portacipria degli anni ’40.
Di tutto e altro resistono due passioni, anzi quattro; una si può capire da queste righe, l’altra mi tenta ancora: sciarpe e foulard “come non ci fosse un domani”. Ripiegate, ma non troppo, dentro quattro scatoloni.
Di tutti i colori e lunghezze, di cotone, seta, canapa, garza, ciniglia, lana, pashmina, fatte a telaio, impreziosite da ricami o dipinte, con frange o piccole conchiglie cucite ai bordi..
È una passione che aveva anche mia madre.
Lei “sartore” (sarta) aveva un gusto tutto suo nell’abbinare i colori dei vestiti ai suoi bei foulard di seta o di semplice cotone.
Di tutti i colori sono i “ram nam”, conosciuti come “benares”, tipiche sciarpe indiane di cotone leggero con i mantra, l’Om e le varie divinità.
Al collo o in testa mi piace portarle d’estate.
Le calde pashmine d’inverno e quelle di seta per tutte le stagioni.
Durante il primo inverno di lockdown ho ripreso in mano i ferri e mi sono fatta tre lunghissime sciarpe di lana: rosa fucsia, grigio e verde pistacchio, chissà perché questi colori che neanche mi piacciono tanto, mah!
Di tutte, quelle più particolari, mi ricordo dove o da chi le ho acquistate o chi me li ha regalate: da Santa Das, da Renato, in quel mercatino rovistando nelle ceste, a quella festa sui prati o a Baščaršija: una sciarpina color lilla tanto sottile da stare nel palmo della mano, un regalo per mia madre, una piccola nuvola trovata nella parte vecchia di Sarajevo. E non possono mancare i bei scialli friulani con i fiori su sfondo nero e tante frange.
Al collo, in testa, sulle spalle sono la mia coperta di Linus.
Maurizia Totis
Fumetti che passione!
Il mio hobby principale, che ho praticamente da quando sono piccolo, è leggere fumetti giapponesi.
Nell'arco degli anni ho collezionato più di mille fumetti e ne ho letti molti di più, perché tanti mi sono stati prestati o regalati da altri appassionati come me.
Due dei disegni realizzati da Moreno Burelli: il Duomo di Venzone e, sotto, la Volpe
La passione è iniziata a circa cinque anni quando ancora non sapevo leggere e mio padre, durante le ferie estive, mi leggeva i suoi Diabolik.
Dopo qualche anno mi feci comprare il mio primo fumetto giapponese “Dragon ball” e da lì iniziò la mia collezione.
La corsa settimanale in fumetteria era un momento tanto atteso e che mi portava tanta gioia.
Un altro importante hobby che ho è disegnare, qui la passione è iniziata alle scuole superiori, grazie ad un mio compagno di classe molto bravo a creare proprio fumetti giapponesi.
Lo guardavo disegnare e in me cresceva la passione, così quasi per gioco mi ha fatto provare a disegnare per la prima volta. Da quel momento, piano piano, ho iniziato a imparare sempre più nuove tecniche e a crearmi uno stile tutto mio.
Due dei disegni realizzati da Moreno Burelli: il Duomo di Venzone e, sotto, la Volpe
Ho iniziato disegnando personaggi giapponesi, per poi arrivare negli anni a fare anche ritratti di persone, animali e qualche paesaggio. A me piace disegnare semplicemente con le matite.
Vedere il mio tratto sul foglio bianco mi rilassa e mi fa viaggiare con la mente.
Per finire il mio terzo e ultimo hobby è guardare film, principalmente di fantascienza, comici o d'azione. Fino a qualche anno fa andavo spesso al cinema per vedermi gli ultimi film che mi interessavano appena uscivano, ora invece, a causa anche dell'epidemia di covid, mi guardo i film rilassato a letto.
Moreno Burelli
Dalle biglie al basket
Da bambino avevo due grandi passioni o, come oggi si chiamano, hobby: la raccolta di adesivi e di biglie di vetro colorate.
Gli adesivi li mettevo in due valigie. Mi piaceva rovesciarli sul letto, contarli e ricontarli e rimetterli in ordine. Sotto i più grandi e poi via via i più piccoli. Si era poi sparsa la voce della mia “passione” e, grazie a parenti e conoscenti, ero riuscito a raccoglierne migliaia. Una raccolta di tutto rispetto. Ne avevo di ogni colore e sorta.
Ovunque andassi cercavo sempre di procurarmi un adesivo. Della mia raccolta ne ero orgoglioso. L’altra passione era la raccolta di biglie di vetro colorate. Ne avevo uno scatolone.
Erano tante perché ero bravo al gioco delle biglie e spesso in palio c’erano altre biglie. Poi ne avevo diverse grandi e per una di quelle gli amici mi davano cinque di quelle piccole. Ma il mio grande vantaggio era il fatto che mio padre lavorava alle acciaierie Pittini e di tanto in tanto mi portava biglie d’acciaio, ricercatissime e molto richieste. Una d’acciaio valeva almeno dieci di quelle di vetro. Questo mi ha portato ad averne tantissime di ogni colore. Mi piaceva anche solo affondare le mani nello scatolone pieno.
Le tante ore, poi, passate a costruire con i lego e il meccano o a modellare con il pongo, poi arrivò la passione delle figurine: calciatori, animali, piante…
Per alcuni anni, finché mi è stato possibile tenere un libro in mano, ho avuto anche una grande passione per la lettura.
Ho “divorato” libri, soprattutto letteratura russa (Michail Bulgàkov, Lev Tolstoj, Nikolaj Gogol’) gialli (Arthur Conan Doyle, Agatha Christie, Georges Simenon), mentre tra gli italiani adoravo Calvino, Rodari, Trilussa e tra gli autori friulani pre Toni Bellina e Leonardo Zanier. Leggevo diversi fumetti (Lupo Alberto, Zagor, Tex, Comandante Mark, gli albi di Asterix) quotidiani e riviste (Internazionale, Ciak - che ogni mese mi veniva regalato da un appassionato di cinema di Osoppo - e altri vari settimanali). Nelle giornate estive, mi piaceva tantissimo leggere sotto le betulle in giardino.
Riguardo allo sport ho una vera e propria passione per il basket. Non per quello tanto decantato statunitense, ma per quello europeo. Fin da bambino ogni sabato sera alle 17 non mi perdevo la partita del campionato jugoslavo che trasmetteva TeleCapodistria, commentata dal mitico Sergio Tavĉar.
Tifavo per il Cibona dei fratelli Petrovic, ma il mio giocatore preferito era Zoran Ćutura. La mamma, per l’occasione, spesso mi faceva i pop corn o le patatine fritte. Anche ora mi guardo tutte le partite dell’APU Udine e pure le repliche con il disappunto dei familiari. “Ancjamò basket? Ma no l’astu vioduda îr/ ancora basket? ma non l’hai vista ieri”? Non secondaria la passione culinaria: verdure, risotti e una vera e propria passione per la parmigiana!
Le biglie collezionate da Diego Badolo
Poi l’avvento dell’informatica, che fin dall’inizio mi ha interessato ed incuriosito. La passione per il cinema, la fotografia, gli animali e la musica.
Passioni che continuo a coltivare e seguire tutt’ora. Mi diverto a recensire film, a fare fotomontaggi e ascoltare musica. Aiutano, e non poco, a passare le giornate.
Diego Badolo
Sport e Gufi
La mia passione principale fin da bambino è quella del disegno, con matita e pennarelli perdevo ore a disegnare. Quando finivo un disegno e non mi piaceva, lo buttavo via. Anche oggi disegno ancora, ma con il computer.
Un’altra passione è guardare lo sport in televisione, soprattutto il calcio. Il bello e che fino a circa otto anni odiavo il calcio, ad esempio quando mio papà guardava “90° minuto” sbuffavo e gli chiedevo di cambiare canale. Non so come è cominciata, ma da allora non ho più smesso di guardare lo sport in tv. Mi piacciono tanti sport, tranne il tennis e l’automobilismo che dopo un po’ mi fanno dormire.
Guardo tante partite di pallone, ma soprattutto il Milan di cui sono tifosissimo.
Una volta andavo a vedere le partite al bar con mio papà, perché non avevo gli abbonamenti tv. Ora al bar non ci vado più perché preferisco guardarle a casa con tranquillità. Di solito le guardo insieme a mio papà. Un paio di volte sono stato anche allo stadio Friuli a vedere Udinese - Milan, a casa guardi solo la partita, invece allo stadio ti guardi anche in giro e vedi tante tipologie di tifosi, quelli calmi e anche quelli più caldi.
Una volta sono riuscito anche ad andare negli spogliatoi, per conoscere i calciatori del Milan. Ero insieme a mia sorella, che faceva le foto, ero molto emozionato di poter vedere i mie idoli, soprattutto il mio calciatore preferito, George Weah.
Luca Rigonat con George Weah
Un altro hobby che ho da circa vent’anni, è collezionare gufi di tutti i tipi e materiali, non so quanti ne ho, perché li ho in giro per tutta casa, non so bene perché ho scelto proprio di collezionare il gufo.
Il primo della collezione è un gufo disegnato su un sasso, che mi hanno regalato. Poi mia sorella quando vede un gufo strano, me lo regala.
Chi sa che colleziono gufi, sa cosa regalarmi.
Luca Rigonat