Nelle guide turistiche e nei siti internet che parlano del posto in cui viviamo ci sono cose che non troveremo mai. Sono i sentimenti e i ricordi che ci legano a luoghi grandi e piccoli, monumentali o apparentemente insignificanti, ma per noi carichi di valore


Il bacino sul lungofiume del Dnipro

Un treno che passa, il giardino di una piccola pieve, un tramonto sul fiume, i ricordi legati a una piazza. 

Nelle guide turistiche e nei siti internet che parlano del posto in cui viviamo ci sono cose che non troveremo mai. Eppure, questa geografia dell'anima, che mescola lo spazio che attraversiamo ogni giorno con i sentimenti che nel tempo gli abbiamo sovrapposto, è altrettanto preziosa di quella ufficia- le e più conosciuta.

Abbiamo chiesto ad alcuni dei redattori di WheelDM di accompagnarci alla scoperta degli angoli dei loro paesi e delle loro città che gli sono più cari. A volte sono luoghi molto conosciuti, in altri casi sono mete così semplici e nascoste che solo l'occhio di chi le ama può riconoscerle.

La “piazzetta”

P er arrivare al mio luogo del cuore di Udine ti faccio scendere dal Castello che sorge sul colle, la cui leggenda vuole sia stato eretto da Attila per osservare Aquileia in fiamme…, passi sotto l’Arco Bollani e arrivi in Piazza Libertà, riconosciuta come “la più bella piazza veneziana di terraferma”, impreziosita dalla loggia del Lionello.

Prendi per Via Rialto e alla prima gira a destra in Via delle Erbe, fai quatto passi e ci sei: Piazza Matteotti, per gli udinesi Piazza San Giacomo, Piazza delle erbe; per noi la “piazzetta”.

  Circondata su tre lati da portici e chiusa sul quarto dalla Chiesa di S. Giacomo (in realtà sono due con un’unica facciata). La fontana al centro e la statua di una madonnina posata su una colonna al- tissima, sono solo alcune delle cose belle che caratterizzano il salotto della mia città.

I tanti caffè sono una piacevole sosta sotto i por- tici e le belle botteghe e le bancarelle di frutta e verdura nel centro della piazza sono un ricordo lontano, come i cesti delle erbe, delle uova fresche e dei fiori che le contadine portavano dagli orti fuori città. Per arrivare al cuore ricordo quel ragazzo che mi aspetta sotto i portici fumando una sigaretta. E poi una notte io che l’attraverso lasciando le mie impronte sulla neve e quella volta che la nebbia era così fitta che si vedeva solo la torre dell’orologio.

Per arrivare al cuore ricordo le feste, i concerti, le bandiere e gli incontri proprio lì… e poi rivedo mio padre, che di questa piazza conosceva ogni storia, seduto al sole, beve il suo bianco e guarda lontano. Attraverso piazza S. Giacomo, un gruppetto di turisti ascolta la guida, un’artista di strada suona la chitarra. È un pomeriggio di sole, ma fa un freddo cane.

È iniziato il carnevale, i bambini corrono, strilla- no e lanciano coriandoli alla vita.

Felicità.  

Maurizia Totis


Udine: una veduta di Piazza Matteotti

Tra ricordi e acque

Uno dei miei posti preferiti nella mia città nata- le, Kamianske, anche se non ci andavo spesso, è il lungofiume del Dnipro, il fiume più grande dell’Ucraina. 

 Vicino alla mia città si trova una delle sei dighe lungo il corso del fiume, che ha creato un bacino idrico di 567 chilometri quadrati. Gli abitanti del posto lo chiamano affettuosamente “il mare” perché qui il fiume raggiunge una larghezza di quasi 8 chilometri. Quando c’è la nebbia, è difficile vedere l’altra sponda, e sembra proprio di essere davanti a un mare, a volte con tanto di onde.

Di fronte al lungofiume, c’è una fontana che d’estate spruzza getti d’acqua spettacolari e alti. Nelle vicinanze c’è anche una spiaggia, e il lungofiume è molto popolare tra i pescatori. 

Il tramonto qui è sempre meraviglioso, e tante persone passeggiano con i loro figli e i loro amici a quattro zampe. Accanto al lungofiume si trova il “Carro Armato” - un T-34 sovietico posizionato su un piedistallo per commemorare la liberazione della città dagli occupanti nazisti nel 1943.

 I bambini adorano arrampicarsi sul carro armato, e alcuni sono stati persino abbastanza fortunati da entrarci dentro.

Anche se vivevo nella steppa, dove il clima è piuttosto arido, ero abituato a essere circondato dall’acqua.

 Oltre al Dnipro, c’è un lago che chiamiamo “la Cava” o “Lago azzurro” perché si è formato artificialmente quando si è scavata sabbia per la costruzione di nuovi quartieri della città, c’è il fiume Oril, noto per essere uno dei più puliti d’Europa (così ci dicevano a geografia), e diversi canali.

Quando sono venuto in Italia, per la prima volta ho visto un fiume senz’acqua. Mi ha stupito tantissimo, perché non avevo mai vissuto in zone mon- tuose, e per me un fiume era sempre qualcosa di permanente, vivo e in movimento tutto l’anno. 

 Ogni volta che passo da Remanzacco a Udine, guardo sempre come sta il Torre, se scorre o se riposa.

Non è una sorpresa che i miei posti preferiti a Udine siano quelli intorno alle rogge di Udine: la Basilica di Santa Maria delle Grazie, dove si sente sempre il rumore dell’acqua, il Giardino Ricasoli con il suo “parcheggio per cigni,” le piccole cascate vicino al Parco Brun. 

Spero un giorno di vedere l’acqua nella Fontana del Carrara in Piazza della Libertà e di visitare il Giardino del Torso, poco conosciuto e quasi nascosto, dove dovrebbe esserci una fontana e un piccolo laghetto con ninfee.

 Un altro posto che mi viene in mente è il cortile della mia scuola, dove ho studiato per 11 anni.

Mi affascina vedere come sembri cambiare e allo stesso tempo restare uguale a com’era nella mia infanzia. Solo le generazioni si susseguono: ora molti dei miei compagni di classe hanno figli che frequentano la stessa scuola.

Nel campo sportivo c’erano angoli nascosti tra i cespugli, lontano da occhi indiscreti, dove si poteva tranquillamente leggere un manga sorseggiando una lattina di birra, cosa ovviamente illegale sul territorio della scuola, ma estremamente piacevole da fare nelle lente e calde giornate estive.  

Vladyslav Medianyk


Il bacino sul lungofiume del Dnipro

Un muro di sassi, un treno che passa

 Quando qualcuno mi chiede da visitatore, da turista, cosa c’è da vedere nel mio comune (Osoppo), rispondo: il Forte con la sua storia e dal quale si può gustare una bellissima vista panoramica; le Risorgive e campi di orchidee; la piccolissima e caratteristi- Il bacino sul lungofiume del Dnipro ca chiesetta di San Giacomo; il Parco del Rivellino che ha ospitato le baracche dopo il terremoto del ’76 e poi per anni il festival reggae Rototom Sunplash, che per una quindicina di giorni ravvivava il paesino; Il Parco della Colonia, bello, pulito, alberato, sede tra le altre cose dell’annuale Concerto per un Fiore; il Colle di San Rocco da dove puoi ammirare la bellezza del Tagliamento.

Questi, però, sono luoghi che un visitatore o un turista deve vedere avendo a disposizione uno o pochi giorni, ma, per chi come me ci abita, sono sempre a disposizione, non ci fai neppure caso.

Sono quindi altri i posti e gli angoli che - anche senza un preciso motivo - ti piacciono e ti danno emozione. Nel mio caso sono quattro. 

Il primo è un vecchio canale d’irrigazione, costeggiato da un lato da un antico muro di sassi e dall’altro da una strada di campagna alberata. Mi fermo spesso ad ammirare quest’angolo che per me ha un fascino particolare. Se quel giorno nell’aria c’è anche il profumo di fieno, riaffiorano ricordi d’infanzia contadina. 

Il secondo è quella che viene chiamata la Capanna dei pescatori. Un piccolissimo rifugio con tavoli per picnic e, lei, la fredda, limpida acqua delle risorgive. Il luogo era meta di scorribande in bici. Ore a guardare i pesci, a gareggiare a chi faceva far fare più rimbalzi al sasso lanciato in acqua o, come impavidi avventurieri, a perlustrare i sentieri delle risorgive. 

Il terzo è un… passaggio a livello che ha vicino una deliziosa casetta rosa. Attendo il passaggio del treno. A volte, con un pizzico di delusione, è “solo” una littorina, ma il più delle volte è un merci.

Un saluto al macchinista e poi l’interminabile fila di vagoni. 

Il quarto è il giardino della vicina. In primavera è un caleidoscopio di colori. È bello muoversi tra i sentieri con rose, piante e fiori che ti sfiorano le braccia. Un pezzo di vecchio muro, una pompa, un piccolo capanno di legno, lanterne consumate dal tempo. Uccellini, farfalle, api, una cagnetta… e loro, i gatti. Quello timido che sbuca da un rosaio e va a nascondersi in quello vicino; quello sdraiato al sole che alza un po’ il muso e sembra dirti “Ah, sei tu” e poi torna a dormire. Sono sufficienti pochi minuti, poi torno a casa accompagnato dal profumo della primavera.

Diego Badolo


Quattro angoli di Osoppo

Una piccola pieve

A Rive D'arcano, dove vivo, ci sono molti posti belli e interessanti, ma quello cui sono più legato e che consiglierei a tutti di vedere è la Pieve di San Martino. 

È una tipica chiesa di campagna, di quelle antiche. Si trova proprio di fronte a casa mia, la vedo quando mi sveglio e la vedo quando vado a dormire. Guardarla mi rilassa ed è legata a tanti ricordi. 

Quando ero piccolo andavo con mia sorella a far correre il nostro cane nel giardino che la circonda. All'interno non è grande, ma conserva opere preziose come l'altare maggiore del Settecento o i resti di alcuni affreschi, un'acquasantiera e un altare in pietra del Cinquecento. I rintocchi della sua torre cam- panaria accompagnano i matrimoni e i funerali che vengono ancora celebrati tra le sue mura secolari.

Nelle sere d'estate, poi, capita che venga scelta come sede per dei concerti di musica classica.  

L'11 novembre, il giorno dell'estate di San Martino, ogni anno, tutti i trattori del paese vengono por- tati davanti alla Pieve per la tradizionale benedizione, seguita da una bella festa paesana. 

Sono così legato a questa chiesetta che qualche anno fa ho deciso di “farle il ritratto”, riproducendola in ogni particolare.

È stato un impegno molto faticoso, che mi ha coinvolto per oltre due mesi, ma alla fine sono stato soddisfatto del risultato (che si può vedere riprodotto sulla copertina di questo numero di WheelDM).  

Il disegno, grazie allo Scatolificio Udinese di Basiliano, è poi diventato una cartolina, che è stata pre- sentata in occasione di un'apertura straordinaria della Pieve, in collaborazione con il Comune, alla pre- senza del professor Carlo Venuti, autore di una guida alle chiese di Rive D'arcano, e del quartetto di clarinetti Aire. 

 

Moreno Burelli


Pieve di San Martino Vescovo a Rive D’Arcano